Papa Francesco a Molfetta: le testimonianze dei fedeli

“In piedi costruttori di pace”. Queste poche parole, segnate ai piedi del palco che ha ospitato Papa Francesco a Molfetta il 20 aprile, hanno toccato gli animi di migliaia di fedeli presenti alla cerimonia. Papa Francesco ha incontrato don Tonino. La visita ad Alessano alla tomba del “vescovo servo” è stata seguita dalla Santa Messa sul porto di Molfetta.

Un evento straordinario che rimarrà per sempre nei ricordi di chi l’ha vissuto. “La pace è convivialità”, diceva don Tonino e quel luogo, come una grande tavola, quel caldo giorno di aprile, ha raccolto persone diverse pronte a scoprirsi, a contemplarsi, a stringersi la mano per la prima volta.

L’esemplare esperienza di don Tonino Bello, il suo metodo originale di riflettere sul mistero cristiano, la sua essenziale dottrina teologica, il suo insegnamento sul valore sacro della coscienza e sulla libertà come responsabile contatto tra la verità e il bene, la sua appassionata opera di pastore di anime, non hanno mai cessato di attrarre l’attenzione dei fedeli che, a venticinque anni dalla sua morte, lo ricordano ammirevolmente.

Tante sono le testimonianze che devoti e non hanno voluto lasciarci per condividere le emozioni e gli stati d’animo, per conservarne il ricordo, ma soprattutto per fare di quel giorno una dimostrazione di fede. Ognuno ha raccontato il momento più toccante e più rappresentativo di una cerimonia semplice ma al tempo stesso unica, particolare, suggestiva.

«Ho guardato sul grande schermo in Banchina San Domenico il momento di preghiera di Papa Francesco sulla tomba del nostro caro don Tonino Bello e ho pensato che due persone straordinarie, due servi di Dio, si stessero in quegli istanti guardando negli occhi, pregando per l’umanità. Ho avvertito un’emozione indescrivibile per quell’attimo di estremo silenzio e raccoglimento e ho atteso l’arrivo del Papa col cuore aperto.» (Francesca, 44 anni, Terlizzi)

«L’atterraggio di Papa Francesco sulla terra molfettese. È stato assolutamente quello il momento che mi ha emozionato più degli altri. Un nodo in gola mi ha fatto scendere una lacrima di commozione. Non capita tutti i giorni che il Santo Padre faccia visita al tuo paese natio. Ha così custodito nel suo cuore la nostra terra, ha benedetto noi e i nostri figli. Non lo dimenticherò mai.» (Pierantonio, 35 anni, Molfetta)

«Ho assistito alla cerimonia a Molfetta un po’ per curiosità. Ero in vacanza in provincia di Bari e mi sono accreditato per la messa del Papa. Non sono un credente praticante, ma quella gente, quel calore che la folla trasmetteva tra canti, preghiere e mani al cielo, mi hanno emozionato e mi hanno fatto riflettere sulle parole di don Tonino dettate da Papa Francesco. Ho capito che la Chiesa è anche questa: mani che si tendono, pane che si condivide con i poveri. Ho capito di essere stato un povero di spirito, almeno fino a quel giorno.» (Simone, 26 anni, L’Aquila)

«Ero lì, quasi in prima fila, e non riuscivo a staccare lo sguardo da tutto ciò che succedeva su quel palco. Le bocche che predicavano le parole di don Tonino, le mani che si tendevano, il coro che cantava di gioia. Poi, il momento più straordinario: la Comunione con i fedeli. Offrire il Corpo di Cristo tra la gente, sotto gli occhi del Santo Padre, in quel luogo di ricordo, a venticinque anni dalla morte di un servo di Dio che mi ha accompagnato nel mio lungo percorso di fede. È stato un modo per ringraziare don Tonino, mia guida spirituale negli anni delle incertezze, di quelle scelte difficili che oggi mi sembrano così facili e mi rendono orgoglioso di essere a servizio di Dio.» (Un parroco di Molfetta)

«Sono stato a Molfetta il 20 aprile con la parrocchia. È stato bello condividere quei momenti che non dimenticherò mai. Non ho potuto vedere Papa Francesco da vicino, ma è stato comunque emozionante. Quando ho raccontato la mia esperienza ai miei compagni a scuola mi sono sentito unico, non solo perché ho conosciuto più da vicino il Papa, ma perché ero tra tutta quella gente ad esultare per un evento straordinario che potrò ricordare e raccontare per tutta la vita.» (Oscar, 9 anni, Ruvo di Puglia)

«Quella notte non ho chiuso occhio. Non per la fede, non per l’emozione, ma per la paura di non farcela. Soffro di attacchi di panico e sapevo che avrei potuto non farcela. La folla mi rende nervosa, lo stare chiusa, transennata, con la consapevolezza di non poter scappare in caso di necessità, mi uccide. Ma mi ero accreditata come fotografa, al servizio di uno studio fotografico per il quale lavoro. Avrei deluso il mio datore di lavoro, tutti coloro che credono in me, e avrei deluso me stessa. Quella mattina ero sul punto di non prendere l’auto e di rientrare a casa, ma qualcosa o qualcuno mi ha spinto a “rischiare”. Ero lì, con la macchina fotografica tra le mani, sotto il sole, tra la folla. Ci sono stati momento durante i quali ho rasentato il cedimento, finché il Papa non ha toccato terra. Ho sentito intorno a me la gente cantare, ho visto fedeli abbracciarsi e salutare Papa Francesco. Ho voluto a tutti i costi diventare come loro. All’improvviso ho sentito un nodo sciogliersi nello stomaco, ho lasciato la fotocamera, ho iniziato a cantare e finalmente a respirare. Ero salva, mi sentivo al sicuro, ce l’avevo fatta.» (Maria, 29 anni, Giovinazzo)

“Va’, non rimanere chiuso nei tuoi spazi rassicuranti, rischia!” Le parole di Papa Francesco tratte dal Vangelo hanno rassicurato molti, hanno riacceso la fede di chi quasi l’aveva perduta, hanno coinvolto i fedeli conducendoli mano per mano verso il messaggio di don Tonino per diventare sorgenti di speranza, di gioia, di pace.

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