San Pietro in Bevagna: la leggenda del piccolo fiume Chidro

Racconta una leggenda che l’apostolo Pietro, tornando da Antiochia nel 44 d.C., fu costretto a fermarsi sulla costa ionica per via di una grande tempesta. Una volta approdato ringraziò Cristo per lo scampato pericolo ma, ricordando di averlo rinnegato tre volte pianse tanto, e le sue lacrime generarono il piccolo fiume Chidro che scorre a San Pietro in Bavagna e con le cui acque furono battezzati gli abitanti del luogo, i Fellonesi e il loro re Fellone affetto da lebbra. Questa credenza popolare ha dato spunto ai primi abitanti del piccolo insediamento urbano successivamente edificato, di chiamarlo appunto San Pietro in Bevagna. Il Chidro, il più importante fiume che sfocia nello Ionio e che scorre nell’area carsica della marina di Manduria, dove la siccità la fa da padrona, è un breve corso d’acqua limpidissima caratterizzato da grandi sorgenti. Scorre in mezzo a una natura frastagliata coperta da cannette e flora alofila.

Il fiumiciattolo ha un fondale caratterizzato da finissima sabbia bianca qua e là ricoperta da fitte e filamentose colonne di alghe che in alcuni punti si allungano verso l’alto fino a raggiungere la superficie e che, assemblate ad altre specie vegetali, formano veri e propri festoni che regalano ai visitatori subacquei scenari che negli altri corsi d’acqua del versante ionico sono introvabili. Chi si avventura nei suoi fondali si accorge che il Chidro si presenta come un laghetto formato da tre conche profonde dai 6 ai 12 metri, e che in quest’ultima, la più suggestiva, si possono ammirare veri e propri crateri da cui, invece di lava incandescente, sgorga una enorme quantità di acqua.

Il liquido fuoriesce con grande forza generando singolari movimenti nell’ambiente al punto da far apparire che tutto vada in ebollizione. Le spaccature della roccia del fondo sono profonde, e chi le ha potute osservare da vicino sarebbe pronto a giurare che possano arrivare fino alle viscere della terra, ma ovviamente si tratta di un’ennesima leggenda popolare a cui è sempre piacevole dare un briciolo di credibilità. E’ certa invece la presenza di numerose specie di pesci, dalle anguille ai piccoli branchi di cefalotti, dalle bavose di fondale alle sanguisughe. Le bavose sono sempre in contesa fra loro per la conquista dei piccoli anfratti dove affacciarsi incuriosite, le sanguisughe per “annusare” con i loro particolari recettori esseri non vegetali.

Percepita ad esempio la presenza dell’uomo, la sanguisuga adagiata sul substrato del fiume o fra le alghe, da origine a un sinuoso balletto che la fa allungare di molto per potersi staccare dal suo ancoraggio e aggredire la preda. Questo è il Chidro, un piccolo magico mondo sommerso che chi ama l’avventura a tutti i costi può vivere da vicino.

 

Di Antonietta Trono – dalla rivista di pensiero e cultura meridionale “Cultura salentina”

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