Partirà pure alla conquista dell’America, ma intanto Nunzia Caputo – papessa delle orecchiette a Bari vecchia – non si scompone e non rinuncia a recitare il Rosario alle tre di pomeriggio: «Chiudo la porta un attimo, ti dispiace? Poi entri e parliamo».
Via Arco basso ha appena smaltito il mattutino tran tran di turisti, curiosi, appassionati della pasta fatta in casa diventata totem, feticcio, monumento culturale, oggetto di polemiche dopo il sequestro dello scorso novembre di tre chili di orecchiette in un ristorante. Signore o no, mancava l’etichetta di tracciabilità e la legge è legge. Dopo qualche giorno, addirittura il New York Times parlava di «crimine di pasta», salvo ora far entrare le orecchiette in Usa dal prestigioso ingresso del Travel Show, la fiera che lo stesso giornale organizza nella Grande Mela.
A New York ci andrà veramente Nunzia Caputo con il sindaco Antonio Decaro la prossima settimana, dal 24 al 26 gennaio, ospite nello stand della Puglia al Travel Show. «Agli americani – spiega Nunzia – insegnerò l’arte delle orecchiette: l’impasto di semola, integrale, al grano arso. La pazienza di prepararle “girate col pollice”, come si fanno in tutta la Puglia, semplificando il lavoro che, invece, a Bari e solo a Bari prevede tutti e due gli indici quando allunghi la pasta»
«Per Bari è un’occasione straordinaria, il grande salto. Le orecchiette – dichiara il sindaco Decaro commentando l’iniziativa – fanno il giro del mondo: sapori, manualità, tradizione». Il primo cittadino vuol pescare il jolly in America e intanto, nel pomeriggio di luce livida e nuvole basse, Nunzia si presta ai selfie docile e paziente, ma ci spiega, meglio di un assessore, che «Bari vecchia è stata aiutata dal risanamento. Da allora siamo stati invasi dai turisti. Cominciano ad arrivare dal giorno della festa di San Nicola. Qui c’era tanta criminalità e oggi la situazione è cambiata. Sono venuti Dolce e Gabbana, Mogol, Virginia Raggi. Le orecchiette sono state l’esca giusta».
Intorno a Nunzia e alle altre 11 signore-vestali della tradizione pastaia, una piccola folla si muove. È un po’ l’indotto dell’orecchietta: spostano i tavelìire, le spianatoie dove si forma l’impasto, la massa trasformata in magia attraverso l’antico, paziente, rito di preparazione per trascinamento; gestiscono le foto dei visitatori davanti alla porta di casa; organizzano persino agenda e orari delle interviste. Insomma un «bisinìss» di dimensioni imprenditoriali crescenti.
Se, però, credete che Nunzia si senta una star sbagliate di grosso: «Sono una massaia e a pensare che devo fare dieci ore di volo con il sindaco Decaro per andare a New York mi viene da ridere. Sono stata al Palazzo della Cultura di Varsavia in Polonia a spiegare e fare le orecchiette. Sono stata a Roma, a Milano, alla trasmissione di Antonella Clerici. Ma resto – racconta Nunzia Caputo – la bambina che a sei anni ha imparato a lavorare la pasta da nonna Nardina, con estrema pazienza. Quella che ha conosciuto l’amore davanti a una spianatoia, quando cadde un’orecchietta e la raccolse mio marito Leonardo, il mio cavaliere, mentre passava da via Arco basso. Fu amore a prima vista, un colpo di fulmine».
Nunzia andrà in America. «Però fammi dire una cosa: mi è rimasto il desiderio di insegnare a fare le orecchiette nelle scuole. La tradizione si sta perdendo e secondo me i ragazzi dovrebbero mettere le mani sulla pasta e non sui telefonini. Una professoressa era interessata, ma mi disse: prepara un progetto. Ma che progetto posso preprarare io? Io preparo le orecchiette, i progetti devono farli loro. Io ci sono».
Nunzia volerà in Usa per raccontare e insegnare l’arte delle orecchiette agli americani. Il suo viaggio negli States ricorda la trasvolata di Italo Balbo del 1933. A bordo di un’orecchietta – in fondo un disco volante – si può conquistare il mondo.
Da La Gazzetta del Mezzogiorno
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