Casamassima, in provincia di Bari, legata a Jodhpur (India), a Chefchaouen (Marocco) e a Safed (Israele): è la sensazionale ipotesi fatta dall’architetto Marilina Pagliara: le quattro città sono legate dal colore azzurro con cui sono dipinti muri e porte dei quattro borghi turistici.
L’ipotesi suggestiva dell’architetto lega il colore alla religione ma non alla Madonna di Costantinopoli come si credeva finora. Si è sempre ritenuto, infatti, che il colore azzurro della cittadina barese fosse legato alla veste della Madonna invocata quale protettrice in occasione della peste che aveva colpito Bari e l’entroterra nel 1656.
L’ipotesi della Pagliara, intervistata da La Repubblica, affonda, invece, le radici nella tradizione ebraica partendo dalla città marocchina di Chefchaouen: “La città santa musulmana divenne rifugio di ebrei in fuga dalla Spagna durante l’Inquisizione, occupando le aree musulmane. La città fu dipinta con la polvere blu di tekhelel, un colorante naturale a base di frutti di mare, perché nella Bibbia viene comandato al popolo di Israele di utilizzare questo colore, tradizione portata avanti attraverso i secoli, e oggi gli abitanti, pur non ebrei, ‘rinfrescano la vernice’ sulle loro case, con il pigmento blu venduto in vasi”.
Stessa storia anche per la città indiana e per quella israeliana che ospitarono piccole comunità di ebrei in fuga, che usarono appunto la vernice blu per colorare le loro case.
Safed in Israele fu fondata secondo la tradizione biblica da Sem, uno dei tre figli di Noè, che vi studiava volentieri assieme al figlio Eber. E’ una delle quattro città sante dell’ebraismo legate a simboli biblici, insieme a Hebron (terra), Tiberiade (acqua) e Gerusalemme (fuoco).
Anche Casamassima, secondo l’ipotesi dell’architetto, potrebbe aver ospitato una piccola comunità ebrea che si identificava attraverso il colore blu delle loro abitazioni.
Sembra, questa, più di una ipotesi: nella storia della città c’è la figura di un ebreo: Miguel Vaaz de Andrade, considerato uno dei maggiori mercanti di grano europei che nel 1609 comprò il feudo di Casamassima. Altri simboli pseudo-ebraici sono impressi sulle pareti del borgo antico come la stella a sei punte presente su una casa del rione Scesciola.
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