Il Museo Nazionale Jatta di Ruvo di Puglia rappresenta uno dei pochissimi esempi di collezione archeologica privata ottocentesca ancora rimasta inalterata nella sua concezione originaria.
Il piccolo museo, minuto solo per le dimensioni delle stanze, accoglie oltre duemila e cinquecento reperti collezionati dalla famiglia Jatta tra Ottocento e Novecento. Dal 1993 il Museo è stato acquistato dalla Stato che ne ha mantenuto la composizione e la “magia” ottocentesca.
Oggi, a poco meno di due secoli dalla formazione, si è reso necessario un cospicuo intervento di restauro che permetta di aggiornare e migliore la fruizione di questo scrigno d’arte della città di Ruvo di Puglia.
Il 20 gennaio sulla piattaforma Google Meet si è tenuto il seminario “Recupero del passato e museo del presente: il restauro del Museo Nazionale Jatta di Ruvo” a cura della dott.ssa Claudia Lucchese, attuale direttrice della struttura. Il seminario è stato organizzato dal Politecnico di Bari nell’ambito del “Dottorato in patrimoni archeologici, storici-architettonici e paesaggistici mediterranei” ed è stato introdotto dal coordinatore del dottorato Giuliano Volpe. Durante il seminario si sono approfondite le imminenti operazioni di restauro che miglioreranno di certo la veste del museo ruvese.
Il restauro si è reso necessario per tre motivazioni principali: l’adeguamento strutturale e impiantistico della struttura, l’adeguamento agli standard richiesti di accessibilità e sicurezza e la revisione della comunicazione interna ed esterna del Museo.
Innanzitutto si è verificata la presenza di significative lesioni sulle volte che necessitano di intervento immediato. Questo avverrà con l’apposizione di tiranti, nascosti alla vista, che permettano una migliore stabilità all’intera struttura. Importantissimi sono i saggi cromatici effettuati su pareti e vetrine: si è verificata la presenza al di sotto delle attuali pareti grigie di uno strato ceruleo e di uno di un verde inteso applicato direttamente sull’intonaco. Le vetrine, inoltre, hanno mostrato anch’esse una vernice grigia al di sotto dell’attuale bianca e, all’interno, uno strato azzurro scuro coerente con quello trovato sulle pareti. Si potrebbe ipotizzare che, secondo la concezione dell’epoca, pareti e interno delle vetrine siano state tinteggiate con la stessa tinta per creare l’idea che l’ambiente e l’arredo si appartengano secondo un’armonia cromatica che punta a simulare coerenza materica.
Allo stato attuale, la direzione dei lavori sta scegliendo quale soluzione adottare poiché è necessario studiare anche le fonti archivistiche per scegliere a quale “fase” bloccare lo sviluppo del Museo Jatta.
Come è noto, infatti, il Museo non si è “bloccato” nell’Ottocento con Giovanni Jatta Junior ma è stato continuamente integrato con reperti e oggetti dagli altri membri della famiglia. Annessioni che hanno creato “confusione” all’interno delle vetrine, modificando la struttura originaria ideata dal fondatore.
Si è scelto, quindi, di risistemare i reperti secondo la collocazione voluta da Giovanni Jatta Junior nel suo catalogo edito nel 1869. I reperti metallici, ad esempio, collocati nel 2005 in due ingombranti vetrinette moderne nella seconda sala, saranno collocati in una apposita sala ricavata nello spazio degli uffici. La seconda sala sarà riportata allo stato originario, riposizionando i divanetti secondo l’idea originaria. Vi è l’idea di rendere “utilizzabili” i divanetti ottocenteschi, creandone una copia moderna, per ricreare l’ambiente accogliente che hanno visto nei secoli gli ospiti della famiglia Jatta.
Durante i restauri saranno ricollocate le lapidi, oggi posizionate nei vani delle finestre, e saranno realizzati nuovi impianti elettrici e di condizionamento “nascosti” e non impattanti, integrati nella struttura ottocentesca.
Anche i supporti dei vasi, oggi in plexiglass, saranno adeguati e resi meno “visibili” e più discreti. Saranno inoltre migliorati gli strumenti di comunicazione. Oggi sono quasi del tutto assenti, tanto da rendore il Museo Jatta un museo “muto”. Saranno redatti nuovi pannelli introduttivi e saranno realizzate nuove didascalie anche multimediali.
In attesa del completamento dei restauri, i reperti principali della collezione saranno presentati al pubblico tramite due mostre. La prima di terrà nelle sale del Castello Svevo di Bari e sarà dedicata agli eroi mitici raffigurati sui crateri del Museo Jatta di Ruvo. Sarà l’occasione per testare nuove modalità di racconto del museo ruvese.
A Ruvo, invece, nelle sale di Palazzo Caputi sarà allestita la mostra dedicata al vaso di Talos, ai suoi restauri antichi e ai progetti futuri. Saranno presentati i frammenti del restauro ottocentesco rimossi nel 1993 e sarà questa un’opportunità per approfondire il rapporto tra la città di Ruvo e il suo simbolo più famoso.
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