Importante recupero da parte dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Bari che fanno rientrare dal Belgio in Italia un tesoro archeologico composto da 782 pezzi trafugati da scavi clandestini in Puglia: si tratta del recupero più grande di sempre per la Puglia per numero di pezzi, e uno tra i più rilevanti a livello nazionale. Il risultato è stato possibile grazie al lavoro dei militari dell’Arma coordinati dalla Procura della Repubblica di Foggia, e con il contributo di Eurojust, l’agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale.
Le indagini sono partite nel 2017 dopo che il Laboratorio di Restauro della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Barletta-Andria-Trani e Foggia aveva inviato ai Carabinieri una segnalazione che aveva portato all’individuazione di una stele daunia nella raccolta di un ricco collezionista belga. La stele era tipica dell’area archeologica di Salapia, nei pressi di Cerignola (Foggia), ed era stata riconosciuta come proveniente da questo sito grazie alle sue particolarità decorative. Si trattava inoltre di un’opera nota anche perché pubblicata sul catalogo della mostra L’Art des Peuples Italiques 3000 à 300 avant J.-C. (“L’arte dei popoli italici dal 3000 al 300 a.C.”) che si tenne dal 6 novembre 1993 al 13 febbraio 1994 al Musée Rath di Ginevra, in Svizzera. Non solo: la stele era stata pubblicata anche nel catalogo di un’altra mostra, tenutasi dal 1° marzo al 30 aprile 1994 al Museo Mona-Bismarck Foundation di Parigi. Il reperto, peraltro, è apparso incompleto nella parte centrale: mancava infatti un’iscrizione decorativa corrispondente a un frammento custodito presso il Museo Archeologico di Trinitapoli (provincia di Barletta-Andria-Trani) che, secondo l’intuizione di un funzionario del Laboratorio di Restauro, completava il disegno del margine inferiore dello scudo e la parte superiore del guerriero a cavallo, raffigurati nell’antico manufatto.
Da questo ritrovamento sono partiti, attraverso il servizio Interpol, accertamenti in Svizzera che hanno portato a identificare il possessore del bene: gli elementi che gli investigatori hanno raccolto successivamente, in merito al potenziale possesso di altri reperti ceramici trafugati da corredi funerari di tombe scavate clandestinamente sul territorio apulo, hanno portato i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari ad avanzare, alla Procura della Repubblica di Foggia, la richiesta di emissione di un Ordine Europeo di Indagine (OEI) per la ricerca e il sequestro di ulteriori beni archeologici di provenienza italiana potenzialmente nella disponibilità del collezionista in Belgio. È così emerso che l’uomo aveva anche partecipato ad alcuni convegni sulla Magna Grecia nell’ambito di una rassegna annuale che si svolge a Taranto, ai quali partecipano numerosi collezionisti e studiosi. Nel dicembre 2018 la Procura della Repubblica di Foggia ha emesso l’OEI, poi eseguito dalla Polizia Federale belga con la partecipazione di militari del Nucleo TPC di Bari, che hanno individuato la stele daunia nell’abitazione del collezionista in un comune della provincia di Anversa, e hanno verificato che il frammento conservato presso il Museo di Trinitapoli era perfettamente sovrapponibile e completava la parte mancante del disegno della stele.
Nel corso della perquisizione nella casa del collezionista è stato recuperato un vero tesoro di reperti archeologici, costituito da circa 782 reperti in ceramica figurata apula e altre stele daunie, tutte illecitamente esportate dall’Italia, che sono state quindi sottoposte a sequestro in Belgio. La conseguente richiesta dell’Autorità Giudiziaria italiana, volta a ottenere il mantenimento del sequestro e il trasferimento dei beni in Italia per gli esami scientifici e tecnici da parte del personale specializzato, è stata accolta dall’Autorità Giudiziaria estera, diventando oggetto di ripetuti ricorsi da parte dall’indagato belga (tutti nel tempo respinti).
L’esame tecnico effettuato in Belgio dal consulente archeologo italiano ha evidenziato l’autenticità e il valore storico-culturale dei 782 reperti archeologici trovati nella disponibilità dell’indagato, tutti provenienti dalla Puglia. Tra i pezzi figurano un gran numero di vasi apuli a figure rosse, anfore, ceramiche a vernice nera, ceramiche indigene e attiche, a decorazione dipinta geometrica e figurata, stele figurate in pietra calcarea dell’antica Daunia, oltre a numerosissime terrecotte figurate “tanagrine”, testine fittili, statuette alate, e molto altro. Si tratta di beni nazionali databili tra il VI e il III secolo a.C., tutelati ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di un valore commerciale pari a circa 11 milioni di euro, depredati e smembrati dai contesti originari, ora rimpatriati.
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