Da Ruvo di Puglia LegAmi: una storia di solidarietà e condivisione sociale

Il 2020, per alcuni versi anno da dimenticare, difficile da attraversare e persino da raccontare. In questi lunghi mesi di emergenza sanitaria, però, l’Italia pian piano ha cercato di combattere e di rialzarsi. Tante sono state le difficoltà che hanno messo e mettono ancora al lastrico intere famiglie che a causa dell’emergenza Covid si sono ritrovare più di prima ad affrontare la povertà.     

Ma gli angeli esistono e spesso sono semplici umani, sconosciuti, abitanti di un paesino quasi nascosto. I ruvesi ancora una volta hanno fatto scendere in campo tutta la loro parte migliore. La solidarietà, quella pura e sincera, l’hanno riscoperta, insegnata, tramandata e resa nitidamente viva da azioni concrete. Azioni che permettono a tante famiglie di Ruvo di Puglia, nonostante il periodo buio, di sopravvivere e di sentirsi al sicuro.

È nato così, proprio a Ruvo di Puglia, nei primissimi mesi di emergenza, il progetto di un Emporio Solidale, dal nome “LegAmi”, del tutto nuovo e ambizioso. Attraverso la rete “Diamoci un Mano”, che connette gran parte delle associazioni cittadine e Caritas parrocchiali, è sorta l’idea di creare un vero e proprio “supermarket della solidarietà” volto alla riscoperta del dono, delle buone e silenziose azioni che rendono migliori un paese e chi lo abita.

Accanto ai volontari delle associazioni, tante nuove persone hanno dato una mano nel raccogliere cibo, prodotti di prima necessità e tutto ciò che fosse utile per dare conforto ai meno abbienti. Una grande risposta solidale ha arginato, senza dubbio, una imponente richiesta di aiuto da parte di molti cittadini che hanno perso il lavoro e ogni sicurezza a causa della pandemia mondiale.

Un’inedita esperienza germogliata per caso, proprio da una riunione in videochiamata tra volontari durante il lockdown. Dopo poco tempo Ruvo di Puglia aveva un luogo, degli scaffali e grandi mani che hanno permesso di raccogliere beni di prima necessità e redistribuirli alle Parrocchie della città, con responsabilità e nel pieno rispetto delle normative per il contenimento della diffusione del virus Covid-19.

Contemporaneamente, diverse zone della città, si sono animate lanciando messaggi e costruendo un nuovo modello di condivisione sociale. La clausura forzata in casa ha fermato le gambe ma non le menti dei ruvesi.

Legata alla questione Emporio Solidale è la straordinaria storia di un quartiere cittadino, testimone di condivisione e unione. Il luogo a cui facciamo riferimento è fondamentalmente una strada e precisamente via Adua, nel tratto fra via De Lampis e via Luca Cuvilli.

Tutto ha avuto inizio durante il periodo del lockdown con i flashmob che venivano proposti dai social. «Abbiamo iniziato a ritrovarci sui balconi che si affacciano su via Adua per cantare l’inno nazionale, poi per mettere un po’ di musica e ballare “a distanza”. Abbiamo collegato una delle finestre al terzo piano del condominio di via Solferino (che si affacciano su via Adua) con la nostra al primo piano con una corda per poterci passare un microfono wireless da un balcone all’altro, così da poter invitare i vicini ad intrattenersi con noi durante quelle serate che non finivano mai». Questa è una piccola ma essenziale testimonianza di una cittadina che ha vissuto in prima persona, insieme alla sua famiglia, la nuova avventura di condivisione sociale.

Proprio quando la televisione ha iniziato a mostrarci cortei di bare e ad elencare le vittime del virus in crescita, i canti e i balli hanno lasciato il posto alla preghiera, ci raccontano i cittadini. Quelle stesse casse e microfoni sono serviti per recitare il Rosario ogni giorno, fino al 31 maggio, e percorrere virtualmente la Via Crucis ogni Venerdì di Quaresima. «Pregando insieme ci siamo riscoperti e conosciuti meglio – riferiscono – abbiamo creato un gruppo WhatsApp che riunisce gli abitanti di cinque condomini e abbiamo condiviso ansie e preoccupazioni» Quando l’Emporio LegAmi ha lanciato la precedente raccolta alimentare, l’intero quartiere si è immediatamente mobilitato per partecipare donando secondo le proprie possibilità. È stata creata una scatola chiusa con una fessura per inserire il denaro da raccogliere, passata tramite i balconi di via Adua attraverso corde che li collegavano. Il risultato ha portato a una bella somma convertita in buoni spesa donati all’Emporio.

Tra le persone che hanno donato ci sono state anche famiglie danneggiate dalla chiusura degli esercizi che non si sono tirate indietro di fronte alla possibilità di aiutare chi era in condizioni peggiori. «Il donare insieme ci ha dato tanta gioia e ha stretto ancora di più il legame tra noi, tanto che a luglio, quando credevamo che il peggio fosse passato, abbiamo fatto una cena di quartiere sul marciapiede di via Adua con un centinaio di persone e la partecipazione del sindaco», conferma un abitante del quartiere.

Con questi presupposti, quando gli abitanti del vicinato sono venuti a conoscenza della nuova raccolta, è bastato girare sul gruppo la locandina e tutti hanno aderito senza pensarci su due volte. Convinti e consapevoli che c’è più gioia nel donare che nel ricevere e che il Signore ama chi dona con letizia, i ruvesi anche in questa occasione sono stati testimoni della più vera e sana solidarietà.

Ed eccolo qui il lato più positivo del Covid: «farci dimenticare vecchie discussioni e contrasti e unirci in una gara di solidarietà fra noi e verso gli altri», tengono a precisare i ruvesi protagonisti di questa fantastica storia.  La realtà dell’Emporio Solidale piace a tutti e presenta una Ruvo sempre tendente al donare qualcosa al prossimo facendo emergere sempre più spesso la purezza dell’anima e la bellezza interiore che fuoriesce grazie al potere del dono.

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