Il magistrato-scrittore De Cataldo racconta gli “anni di piombo” agli studenti dell’Oriani-Tandoi di Corato

Prosegue il viaggio nel Novecento italiano degli studenti delle classi IIA e IVH dell’istituto Oriani-Tandoi. Nell’ambito del progetto “Vittorio Occorsio: la sua storia, la nostra storia – La giustizia adotta la scuola”, realizzato sotto l’egida del Ministero dell’Istruzione e della Fondazione intitolata proprio al pubblico ministero barbaramente ucciso da Ordine Nuovo nel 1976, in collaborazione con l’istituto “Saluzzo Plana” di Alessandria, hanno incontrato nei giorni scorsi per via telematica, il magistrato e scrittore Giancarlo De Cataldo.

Gli studenti e le studentesse hanno incalzato con domande e curiosità il giallista di successo che, con trasporto e dovizia di particolari, ha lumeggiato gli “Anni di piombo”. «Nonostante le mille analogie che possa avere con fenomeni a seguire, ogni stagione è una stagione storica, circoscritta in quel tempo e causata da quel contesto. Negli anni Settanta c’era qualcosa che oggi non c’è più, c’erano due contrapposizioni più o meno nette che generarono terrorismo rosso e nero. Oggi, la lotta politica, anche se serrata, non raggiunge più quei livelli di violenza» ha esordito l’autore.

«Il “fenomeno terrorismo” è stato combattuto con leggi sempre più dure, favorendo sì la dissociazione, ma senza introdurre tribunali speciali e uccisioni di massa» ha proseguito. «Chi mandiamo in galera adesso, a proposito dei nove brigatisti arrestati in Francia in questi giorni, sono signori anziani e ammalati, diversi da quello che erano. All’epoca ero giovane e studiavo a Roma, ma non dimentico l’angoscia diffusa e ricordo, in particolare, la tragedia di Mario Amato, il Pm che era la memoria storica della procura di Roma sul terrorismo e lo spontaneismo armato di destra, forse sottovalutò il pericolo o fu lasciato solo. Ed esemplare è anche la vicenda del magistrato Girolamo Minervini, ammazzato dalle Br. Già, perché non si è mai capito bene se si commettessero errori o c’erano complicità».

Tutor dei discenti è stato il magistrato ormai in pensione Francesco Gianfrotta, che ha portato la sua insostituibile testimonianza: «Ero a Roma quando fu ritrovato il corpo di Aldo Moro. La capitale era deserta, si sentivano solo volanti e gazzelle: erano anni di grande cupezza umana e sociale. L’insicurezza, purtroppo, determina diffidenza e radicalità dei linguaggi. Quella del terrorismo fu una sconfitta giudiziaria e ideale, che si inverò quando tutti iniziammo a parlare la stessa lingua della legalità».

Il drammaturgo, in sintonia, ha aggiunto: «Era una parte che faceva molto rumore, ma non era egemone e preponderante. Certo, bisognava fronteggiare una guerra civile e asimmetrica strisciante, ma non è solo la via giudiziaria quella da seguire per ricostruire i fatti e raggiungere la verità. I giovani ormai sono concentrati su riflessioni metapolitiche che riguardano civiche battaglie che non raggiungono forme esasperate ed efferate come in quel periodo» ha concluso.

«È stata un’altra giornata di grande valore pedagogico per l’istituto guidato dalla dirigente Angela Adduci – commentano dalla scuola – che quest’anno, nonostante l’emergenza pandemica, ha offerto agli allievi un calendario fitto di appuntamenti imperdibili».

da Coratolive.it

Be the first to comment

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*